Un vescovo cammina su un’incrostazione di schiuma rappresa, che riveste il pianeta coperto d’acqua. L’alto presule occupa la porzione principale della composizione e il passo lo proietta all’esterno dell’insieme pittorico. Non ha un volto definito ma un fumaiolo che spunta come un aculeo dalla corporatura e da cui erompe una esalazione che nei contorni ricorda dei rilievi innevati, una veduta spaventosa fatta risaltare dall’ ombra gettata da un comignolo piantato come un bulletta. Le mani sono sostituite da fumi zigzaganti che si avviano, con il loro carico di tossine, verso la parte sinistra del quadro, minacciando di devastare lo spazio tangibile del fruitore. Altri fumi escono da comignoli stravaganti, distribuiti in perpendicolare l’uno sull’altro.
L’atmosfera che si respira e che si avverte è di serena immutabilità. Una strada formicolante, di laboriose sanguisughe, si pianta nella semisfera terrena conferendo, di contrasto e con la sua pendenza, una dinamicità all’interno della composizione. Un’ombra fuligginosa, funebre e tenebrosa nella sua dilatazione,avviluppa piano piano il pianeta. Sullo sfondo una superficie desolata e desertica inquadra gli elementi in primo piano. A destra un colletto bianco, maestoso e ben solido, affiora dalla zigrinatura disegnata dai comignoli. Due sanguisughe in ombra , piccole, ai piedi del vescovo animano la superficie pendente.
L’intento dall’autore è quello di evidenziare la concorrenza se non addirittura la complicità tra le due figure simboliche : il colletto bianco e il vescovo. Distanti tra loro ma simbiotiche nell’agire sociale, specialmente in ambito politico e finanziario, entrambi perseguono “scopi” puramente materiali. I fumi, invece, che erompono invitanti dai comignoli, come se ne avvistano tanti librarsi da “montagne artificiali” nelle periferie delle città che coprono i “rifiuti” di un consumismo cattivo, non lasciano immaginare nulla di buono. L’autore ha voluto confrontare due mondi, due sistemi di fare “affari”: l’uno veste i panni del capitalismo mercatista l’altro quelli della filantropia.
In collezione privata
Walk the world with divine fumes
A bishop walking up the clotted foam inlay, which is of the planet covered by water. The high prelate occupies the main portion of the composition and the pitch of the projects on the outside of the whole painting. Do not have a face but a defined funnel sticking out like a thorn from the build and from which a vent that erupts in the contours reminiscent of snowy mountains, a view made dreadful stand by shadow cast by a chimney planted as a nail. The hands are replaced by zigzagging fumes that start with their load of toxins, to the left of the picture, threatening to devastate the tangible space of the viewer. Other fumes coming out of chimneys extravagant, distributed in perpendicular to each other. The atmosphere and that you feel is serene immutability. A street teeming, laborious leeches, you plant the earthly hemisphere by giving law enforcement and its slope, a dynamism within the composition. Sooty shadow, mournful and gloomy in its expansion, slowly envelops the planet. In the background an area desolate and desert-framed elements in the foreground. To the right a white collar, majestic and well solid surfaces by ribbing designed from the chimneys. Two shadow leeches, small, at the foot of Bishop animate the sloping surface. The author intent is to highlight the competition if not the complicity between the two symbolic figures: white collar and the bishop. Distant from each other but symbiotic social act, especially in the political and financial, both pursue “goals” purely material. The fumes, however, that spring up from the chimneys inviting, as if they float to the many sightings of “artificial mountains” on the outskirts of the city covering the “waste” of consumerism bad, do not leave anything good to imagine. The author wanted to compare two worlds, two ways of doing “business”: one plays the role of capitalism ‘mercatista’ other than philanthropy.