Opera presentata alla seconda edizione della mostra d’arte “Sacre Visioni” 2013 presso il Convento del SS. Crocifisso di Forenza(PZ)
Visita la “Galleria dipinti” di Pasquale Mastrogiacomo
In collezione privata
Il sacrificio della croce sull’altare della finanza
Il dipinto pone al centro della composizione una croce con un uomo elegantemente vestito, seduto sulla tavola trasversale che sorreggeva i piedi di Cristo, un guru dell’economia, un sacerdote della globalizzazione, un rappresentante dei Chicago-boys che legge il suo ricettario economico. Un “Mattone”, in cui teorie economico-scientifiche sono predisposte per essere raccomandate a paesi “amici”, assoggettati attraverso guerre convenzionali oppure forme di “persuasione”, giocate sulla paura e la disinformazione, con la violenza di una “regressione sensoriale” che manovra i popoli minacciando un futuro incerto. La croce, conficcata in una terra deserta e lacerata da profonde ferite, evoca il racconto della “Leggenda aurea” di Jacopo da Varagine riprendendo le quattro specie di legno con cui, secondo la tradizione, era composta la croce di Cristo: Palma, Cipresso, Olivo, Cedro. L’autore ne sostituisce le specie con alcune a rischio estinzione: Mogano, Ayous, Ramin, Mangrovia e le carica di significati simbolici quali la desertificazione, il disboscamento, l’erosione costiera. Pratiche che provocano il riscaldamento planetario con mutazioni climatiche inevitabili. La croce sanguina i dolori inferti al creato, simbolo, in questo caos distruttivo, di fede e allo stesso tempo monito nei confronti di chi, insensibile ai problemi che attanagliano la terra, non fa nulla per evitare il collasso. Il quadro è stato dipinto nel 2013 nel pieno della crisi economico-finanziaria iniziata negli USA nel 2008 ed estesasi poi al resto del mondo. L’opera denuncia, con tutta la forza espressiva delle soluzioni cromatiche ed iconografiche, un intero sistema, quello finanziario, basato sullo sfruttamento indiscriminato della natura e sul dissesto di interi popoli, sempre più indebitati da lobbies trasnazionali che hanno come unico interesse il profitto. Il fondo finememente sfumato appare come una ghigliottina che pende minacciosa sul futuro del mondo e allo stesso tempo come, in una invocazione liturgica, una speranza da cui spicca la croce martiriale che proietta la sua ombra immensa verso la linea d’orizzonte. Due rigagnoli neri serpeggiano su un suolo arido reso ancora più sinistro dalla foschia che vela ogni cosa, quasi a nascondere i misfatti di uno sfruttamento della natura intensivo e criminale. Goccie di liquido nero danno forma a due “colletti sacerdotali” dai quali una bottoniera si prolunga sino al suolo ad incrementare i rivoli torbidi. Un libro nero ed un cipresso proiettano la loro ombra carica di presagi funesti prolungandosi verso l’ombra della croce. Il quadro invita a riflettere sulle problematiche di una economia eco-sostenibile, che sembrano interessare poco la gente se non per i brevi momenti in cui trovano spazio nel dibattito politico-sociale, volendo esorcizzare, attraverso simboli cristiani, una paura e un timore che diventano sempre più concreti di anno anno.
The sacrifice of the cross on the altar of finance
The painting is at the center of the composition of a cross with an elegantly dressed man sitting on the table cross that held the feet of Christ, a ‘guru’ of the economy, a priest of globalization, a representative of the Chicago-boys reading his cookbook statement. A “Brick” in which economic and scientific theories are designed to be recommended to “friendly” countries, subject through conventional wars or forms of “persuasion”, play on fear and misinformation, with the violence of a “sensory regression” that maneuver peoples threatening an uncertain future. The cross, stuck in a desert land and torn by deep wounds, evokes the story of the “Golden Legend” of Jacopo da Voragine taking the four species of wood with which, according to tradition, was composed of the cross of Christ: Palma, Cypress, Olivo, Cedar. The author replaces with some species at risk of extinction: Mahogany, Ayous, Ramin, Mangrove and charged with symbolic meanings such as desertification, deforestation, coastal erosion. Practices which cause global warming with climate changes inevitable. The cross bleeds to inflict the pain created symbol in this destructive chaos, faith and at the same time warning against those who, insensitive to the problems that afflict the earth, it does nothing to prevent the collapse. The picture was painted in 2013 in the midst of financial and economic crisis began in the USA in 2008 and before spreading to the rest of the world. The work report, with all the expressive power of color solutions and iconographic, an entire system, the financial sector, based on the indiscriminate exploitation of nature and the collapse of entire peoples, more and more indebted to transnational lobbies whose sole interest is profit. The fund finememente nuanced looks like a guillotine that hangs threatening the future of the world and at the same time as, in a liturgical prayer, a hope which stands out from the cross of martyrdom that casts its shadow immense towards the horizon line. Two blacks meandering rivulets on a barren soil made even more sinister by the haze that veils all things, as if to hide the misdeeds of intensive exploitation of nature and criminal. Drops of black liquid shape to two “priestly collar” from which a buttonhole is extended toward the floor to increase the turbid streams. A black book and a cypress cast their shadows the office of fatal omens being extended into the shadow of the cross. The painting invites us to reflect on the problems of an eco-sustainable, that people seem to be of little interest if not for the brief moments in which they find space in the political and social debate, wanting to exorcise through Christian symbols, a fear and a fear that become increasingly from year to year more concrete.