La scultura dal titolo evocativo “Figura distesa” richiama concettualmente le figura distese di Henry Moore e ritualisticamente quelle precolombiane. Essa rappresenta un uomo disteso, un uomo ideale, la cui forma risulta schematizzata nei tratti geometrici.
L’uomo raffigurato è colto in un momento di estraneazione dalla realtà e sembra sognare. L’autore coglie ed immortala questo momento, che diventa rituale, in cui la proiezione onirica permette all’uomo di scacciare dal suo animo il disgusto e l’incongruenza morale di cui è quotidianamente pervaso. Un rituale costante della sua esistenza che gli permette di sognare e di immaginare delle società nuove, diverse, in cui gli Ipocriti non rivestino ruoli di dirigenza; gli Educatori non vantino la propria pochezza attraverso la scorsa veloce di un “libro raro” e l’implorazione di un Dio ossequiato; i Lestofanti non siano presenti come sanguisughe in ogni settore della vita sociale; e i Rappresentanti politici e sindacali, che su tale funzione fondano la loro importanza e la loro iniquità, non assoggettino più giovani e meno giovani alla propria vorace avidità.
Il sognare diventa, per l’autore, forma e materia, pratica onirica che concede all’uomo di sentirsi cerebralmente e moralmente “sano”. Uno sfogo fantastico a occhi aperti, una rivalsa onirica, si potrebbe definire, dal momento che solo questa gli viene paternalisticamente concessa dagli “eruditi”. Uno sguardo che si leva al cielo, sorvola le città con le loro esalazioni tossiche di coscienze putrefatte, assise sugli scranni del potere.
A contemplarla bene l’opera evoca una daga, un’arma pronta per essere impugnata da quanti desiderino lacerare il manto di falsità che strozza il giudizio comune, ma la sua purezza l’accosta ad uno strumento musicale dal suono arcaico e armonioso.
Come il Chac Mool, sul quale gli Aztechi posavano le offerte in occasione dei sacrifici, “Figura distesa” diventa per l’autore l’altare sul quale sacrificare la corruzione morale della società occidentale.
In collezione privata
Figure-lying Pasquale Mastrogiacomo
The sculpture evocatively titled “Figure-lying” draws conceptually the recumbent figure of Henry Moore and ritualistically those pre-Columbian. It is a relaxed man, an ideal man, whose form is outlined in the geometric traits.
The man depicted is caught in a moment of alienation from reality and seems to dream. The author captures and immortalizes the moment, which becomes ritual, when the dream projection allows man to banish from his mind the moral disgust e the inconsistency which is filled daily. A constant ritual of its existence that allows him to dream and imagine a new society, different, where the hypocrites do not put them on leadership roles, the teachers do not brag its smallness rushed through a “rare book” and imploring God, the swindlers are not present as leeches in every sector of social life and political and trade union representatives, that this function based on their importance and their iniquity, not subjecting younger and older people to their voracious greed.
The dream becomes, the author, form and matter, a practice that allows men dream of being cerebrally and morally “healthy.” A fantastic vent with open eyes, a dream revenge, could be defined, since only that he is patronizing granted by “scholars”. A look that rises to the sky, flying over the city with their toxic fumes of rotting minds, sat on the benches of power.
To contemplate the good work evokes a dagger, a weapon ready to be challenged by those who wish to tear the cloak of deceit that strangles the common wisdom, but its purity the approaches to a musical instrument sounding archaic and harmonious.
As the Chac Mool, on which rested the Aztecs offered at sacrifices, “Figure-lying” of the author becomes the altar on which sacrifice the moral corruption of Western society.